| Veroli/Scaricabarile sulle fatture da 
otto miliardi relative alle prestazioni erogate da luglio ad 
ottobre ”Città bianca”, il pasticcio 
continua
 La clinica, pur non convenzionata, 
continua a far ricoveri come un ospedale
 di FABIANA DELLA VALLE  Veroli, ore 15. 
Accettazione. «Vorrei informazioni per un ricovero». «Serve l’impegnativa del 
medico», risponde una delle addette della reception. «E per il pagamento?». 
«Nulla. Il ricovero è con l’Asl». «Dunque la clinica è convenzionata?» «Sì, è 
convenzionata» conclude l’addetta all’accettazione con modi estremamente 
gentili. Succede alla "Città bianca", la clinica aperta a Veroli poco meno 
di un anno fa. Nell’atrio, 20 persone in attesa. Nel parcheggio, posti riservati 
al direttore, al personale interno e a quello della Asl. Davanti al cancello 
d’ingresso, l’insegna informa: "Asl Fr - Ini Città bianca. Casa di cura privata 
convenzionata". Insomma, tutto lascia capire che il ricovero è "coperto" 
dall’Asl, ossia dal servizio sanitario nazionale. Ma così non è. Eppure sembra 
che tutto continui come se la convenzione esista davvero, e da tempo. Non a caso 
dalla "Città bianca" sono state inviate all’Asl 8 miliardi di fatture, per le 
prestazioni erogate da luglio a ottobre.
 La storia è nota: ricevute quelle 
fatture, l’Asl (dopo aver tergiversato) le ha rispedite al mittente spiegando, 
appunto, che non trattandosi di clinica convenzionata, la "Città bianca", 
gestita dalla famiglia Faroni, non poteva reclamare alcunché. La clinica, 
infatti, è stata autorizzata dalla Regione solo a svolgere attività sanitaria, 
ma non è ancora stata "accreditata" (ovvero non ha ottenuto dall’Ente il 
convenzionamento con l’Azienda, che consentirebbe ai pazienti di farsi curare a 
costo zero, come in un qualsiasi ospedale pubblico). In verità l’unico legame 
tra Asl e "Città bianca" è "la sperimentazione di prestazioni cogestite", ossia 
l’esperimento tra pubblico e privato che l’Asl ha portato avanti con la clinica 
da agosto a settembre per valutare la possibilità di fornire ai pazienti 
prestazioni che non esistono in Ciociaria (come la lunga degenza e la terapia 
del dolore). Un esperimento che ha consentito all’Azienda l’utilizzazione di 80 
posti-letto agli stessi costi di una struttura pubblica e che è terminato il 30 
settembre (delibera n.1930). Ma quell’esperimento è finito da tempo, la 
convenzione non è ancora giunta e l’ambiguità sui ricoveri resta. Non a caso il 
sindacato Ugl ha presentato una denuncia in procura commentando: «Se le 
prestazioni (8 miliardi) sono state erogate e l’Asl (giustamente) non paga, 
finirà che la clinica si rifarà sui pazienti stessi chiedendo loro il pagamento 
dei giorni di degenza? Oppure la famiglia Faroni abbandonerà quegli 8 miliardi e 
si trasformerà in Babbo Natale?». A far chiarezza, ora, spetta alla 
magistratura.
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