Cronaca di Frosinone

Martedì 26 Giugno 2001
PONTECORVO: INTERVENTO DEI COMITATI CIVICI
Necessario salvaguardare i diritti del malato
Accuse anche al direttore generale dell’Azienda sanitaria locale Carmine Cavallotti: finora solo promesse

di UMBERTO PAPPALARDO

PONTECORVO - Le associazioni civiche si stanno mobilitando per rendere più incisivo il loro ruolo: rivendicare la difesa del malato in ogni suo stato e grado. Oltre a segnalare la mancata tinteggiatura dei locali di ortopedia dell’ospedale cittadino «Pasquale del Prete», i sodalizi civici hanno riassunto i diritti del malato, contenuti nella «Carta dei diritti del cittadino malato», per farli attecchire.
Il Centro per i «Diritti del cittadino» insiste nel segnalare la latitanza del direttore generale dell’Azienda sanitaria locale Carmine Cavallotti, il quale, benché abbia visitato più volte il nosocomio, non ha compiuto ancora alcun atto significativo per togliere il «Pasquale Del Prete» dallo stato «vegetativo», sia in riferimento alle attrezzature, sia per quanto riguarda il ruolo che dovrebbe assumere una volta delineato il progetto della sanità provinciale. Con gli interventi «tampone» finora adottati, si ridurrà il manufatto in una «cattedrale nel deserto».
Il Tribunale del malato, invece, va battendo altre strade per sensibilizzare gli operatori sanitari. Proprio in questi giorni ha inviato una nota al direttore sanitario del nosocomio della città fluviale, per richiamare l'attenzione sui diritti della madre e del bambino. «La madre - ricorda Mario Di Litta, responsabile del Movimento federativo democratico - ha diritto a restare accanto al figlio per tutta la durata della degenza».
Inoltre, la persona che assiste il bambino ricoverato deve essere rifocillata e avere anche un letto per riposare. «Il bambino - insiste Di Litta - ha diritto di essere assistito anche psicologicamente e da personale con competenze didattiche, allorché la degenza si prolunghi». Ma il passo chiave della nota è quello che si richiama ai diritti del malato, il quale, per il servizio, «non deve essere costretto a complicità di tipo clientelare o a intercessioni e favoritismi per ottenere, in tempi ragionevoli e con modalità adeguate, ciò che gli spetta di diritto in termini diagnostici, assistenziali, terapeutici e riabilitativi». Insomma, l’operatore sanitario deve umanizzare la sua professionalità per metterla al servizio del malato e non per trasformarla in un'arma di ricatto.