Cronaca di Frosinone

Domenica 30 Settembre 2001

ASL La riorganizzazione aziendale occasione di potenziamento e riqualificazione della sanità
Il periodo delle «vacche magre»
Ma alcuni amministratori continuano a chiedere cose irrealizzabili

TUTTI vogliono tutto. O quasi. E mentre si vocifera di un probabile ulteriore slittamento della Conferenza dei sindaci dal 14 alla successiva domenica 21 ottobre (a questo punto bisogna dire che il manager Cavallotti ha fatto bene a non aspettare varando Piano sanitario e Pianta organica perché gli amministratori locali si dimostrano, chi più chi meno, lontani dai problemi sanitari dei frusinati), sull’Asl spira un’aria da cinghia da stringere perché non ci sono molti soldi da spendere. Una situazione, peraltro, generalizzata nel Lazio (come a livello nazionale), a causa della disastrosa eredità lasciata dal centro-sinistra (7.400 miliardi ridotti dalla giunta Storace a 2000). Ecco perché è di un’insensatezza inaudita la pretesa di questo e di quello (molti poi non si sa neanche a quale titolo parlino) di potenziare l’ospedale. Le cronache dei giornali sono piene di questi sproloqui senza capo né coda. Alcuni sindaci, politici, sindacalisti ragionano con la testa all’indietro pensando che sia possibile rivivere i tempi delle vacche grasse quando si sono realizzati ospedali a distanza di pochi km l’uno dall’altro che poi hanno dato la stessa assistenza. Per lo più di basso livello considerato che il frusinate da anni, anche per un esame appena più complesso (facciamo solo l’esempio della coronografia), deve andare a Roma, aspettare il turno e, soprattutto, pagare di tasca propria. Rendiamoci conto una buona volta per tutte: l’assistenza sanitaria in provincia si trova almeno vent’anni indietro. Per tanto tempo non si è programmato, non si è investito in tecnologia e ora sindaci e politici e sindacalisti vogliono la luna. Pura demagogia. Si è detto, nei giorni scorsi, che Cavallotti ha ridotto i posti-letto in alcuni ospedali, ha tolto dei doppioni e ha accorpato dei servizi. Orbene, con tutte le critiche che si possono fare al Piano sanitario (e anche alla Pianta organica), ma almeno, vivaddio, si è iniziata una programmazione. Che sarà pure imperfetta, carente e contraddittoria in alcuni punti, ma almeno esiste e strada facendo ? come ha promesso lo stesso manager dell’Asl ? si possono apportare le opportune modifiche. Ma è semplicemente assurdo che in provincia non si possano fare cure oncologiche fisioterapiche e riabilitative adeguate, disporre dell’emodinamica, della chirurgia spinale e via dicendo. Nei giorni scorsi, l’assessore regionale Saraceni ha anticipato che entro poco tempo bisognerà ridurre nel Lazio tremila posti-letto (riconvertendone 1.500 in riabilitazione, lungodegenze e Rsa) e chiudere gli ospedali fotocopia. Quindi Cavallotti ha visto per tempo questa esigenza di comprimere le spese tagliando i rami secchi, cioè posti letto (una parte però adibita a nuove specialità) che non vengono occupati e finora mantenuti affinché il primario Tizio li abbia a disposizione, insieme a personale sottoccupato, per dimostrare di avere un ssercito da schierare. Con i soldi del contribuente... 

S. di N.