Lazio

Giovedì 31 Gennaio 2002
Oggi si conclude l’operazione della Provincia che ha riformato il collocamento per favorire l’incontro tra chi cerca e chi offre occupazione
Il posto? E’ un lavoro da specialisti
Esaminati 322 mila disoccupati, Fanfani: «Profili professionali vaghi, senza arte nè parte»

di FABRIZIO VENTURINI

E’ gente senza arte nè parte (con una formazione generica, superficiale, superata, carente o impropria e inutile alle aziende), che non può aspirare a posti di lavoro più gratificanti e meglio retribuiti di quelli di rango basso quasi sempre precari, senza corsi di aggiornamento, formazione e riqualificazione professionale secondo le esigenze dell’impresa. Suona più o meno così il giudizio di Giorgio Fanfani (assessore provinciale alla Formazione professionale e alle Politiche del Lavoro) sulla scarsa appetibilità delle schede curriculari compilate dai 322 mila senza-lavoro di Roma e provincia che, in cerca di occupazione, si sono rivolti al Centro per l’impiego. Cioè al nuovo Ufficio di collocamento riformato in base al Decreto 181 e passato alla Provincia. In due anni Fanfani ha creato un call center con cui ha azzerato le file per aggiornare i libretti e ha reiscritto giovani in cerca di prima occupazione e adulti che un lavoro l’avevano e non l’hanno più.
Per entrambi oggi poteva essere un giorno importante, forse storico e invece sarà come gli altri. Oggi si concludono i colloqui prenotati al call center per la stesura dei profili personali. Ma dopo la lunga e laboriosa fase attuativa del nuovo sistema locale di collocamento non partirà un meccanismo che incanali l’offerta di lavoro dei disoccupati e la domanda di professionalità delle aziende.
«Qualcuno dei disoccupati censìiti e intervistati - dice Fanfani - un posto lo troverà e forse alcuni già ce l’hanno. Il problema è che quelle autodichiarazioni son vaghe e imprecise riguardo alle capacità professionali e alle aspettative personali. E’ dunque illusorio pensare a un incontro tra domanda e offerta di lavoro senza prima qualificare la domanda con corsi professionali basati sul computer e con piani di orientamento».
Il segretario generale della Cgil locale sospira ed allarga le braccia: «Fanfani sfonda porte aperte - mastica amaro Stefano Bianchi -. Che fossimo in una situazione analoga a quella illustrata lo sapevamo e da anni segnalavamo la divaricazione che a Roma e nel Lazio divide il sistema formativo da quello aziendale. Fanfani ufficializza quello che tanti studi dicono da mesi. Mentre il mercato del lavoro cerca personale qualificato per il settore turistico-alberghiero i giovani si laureano in Storia della letteratura. Qui più che altrove è grave la discrepanza tra domanda di professionalità delle imprese e profili formativi dei giovani. Il fenomeno rischia di diventare drammatico».
I dati pesano. A livello regionale il tasso di crescita dell’occupazione è passato dal 3,3% del 2000 all’1,14% del 2001. E se l’occupazione aumenta (+ 32.000 unità rispetto al 2000) sono 250.500 le collaborazioni continuative e subordinate, mentre i tassi di disoccupazione al 9,9% scendono meno che nelle altre regioni (9,3%). Fanfani concorda con Bianchi: «C’è uno sbilancio di competenze che vogliamo riequilibrare monitorando le esigenze professionali aziendali». Ma da responsabile Mercato del Lavoro della Cgil locale Tamara Ferretti tallona l’assessore. «Il Decreto 181 non si limita ad assegnare alla Provincia il compito di stilare schede personali dei disoccupati - dice - ma pure quello di rispondere in sei mesi (a chi cerca la prima occupazione) e in un anno (a chi ha già lavorava) dal primo colloquio al Centro per l’impiego con un corso formativo o un posto di lavoro. Questo è il nodo che l’assessore deve sciogliere subito».
Fanfani contesta questa lettura del Decreto: «Se qualcuno pensa che la Provincia possa dare lavoro a 322 mila persone delira, scherza, mente. Al massimo possiamo favorire incontri tra aziende e disoccupati specie se questi adegueranno le loro professionalità con i corsi che in tutta Italia svolgono le Province. E solo a Roma, per scelta esiziale della Giunta Badaloni, cura il Comune. Con il presidente Moffa chiediamo ai colleghi regionali Storace e Simeoni di rimediare a quell’errore». Intanto, i disoccupati aspettano la svolta che ancora non si vede.