Lazio

Venerdì 15 Febbraio 2002
I sindacati unitari in guerra contro la Regione: il 6 marzo garantiti solo i servizi di emergenza
La Sanità si ferma: sciopero
Canali (Cisl): «Non ci ascoltano e così va tutto a rotoli»

di MARCO GIOVANNELLI

Il 6 marzo la sanità si ferma per sciopero. Cgil, Cisl e Uil hanno proclamato otto ore di astensione dal lavoro, individuato i servizi essenziali garantiti e avviato le procedure di “raffreddamento" della vertenza, cioè quelle iniziative che precedono qualsiasi forma di lotta, chiedendo un incontro al Prefetto Emilio Del Mese. Luigi Canali, segretario regionale della Cisl-Fps (tutto il pubblico impiego), è però scettico. «Non pensiamo di trovare intese all’ultimo minuto - spiega - e credo che questo è solo l’inizio. Chiediamo di essere ascoltati, di essere protagonisti insieme alla politica dei cambiamenti nella sanità. Il problema vero è che da quando si è insediata questa giunta non c’è stato dialogo. Eppoi parliamo con l’assessore Saraceni ma decidono gli altri e per questo chiediamo che l’interlocutore sia al massimo livello per avere risposte concrete alle nostre richieste».
Il sindacato chiede la concertazione e contesta la politica sanitaria nel Lazio. «La sanità non va. L’ultimo esempio è il ticket sulle ricette - aggiunge Canali -: non è un deterrente per il consumo perché non è il paziente, quello che paga l’euro di tassa, a decidere le prescrizioni. Ma ci sono tante altre cose che non si capiscono. Sono stati tolti i tetti alle prestazioni specialistiche per mettere in competizione pubblico e privato ma non sono stati indicati i requisiti sugli accreditamenti delle strutture e non tutto il privato è bello come si crede. L’80 per cento delle indagini diagnostiche risultano negative, il 50 per cento dei ricoveri in chirurgia non finisce sui tavoli operatori. E allora mi chiedo se tutto questo è dettato da una grande domanda di salute o è condizionato dal mercato che offre sempre più servizi».
Canali a nome della Cisl (ma le osservazioni al piano sanitario sono state sottoscritte anche da Cgil e Uil) attacca la Regione. «Non si spende troppo nel Lazio per la sanità ma si spende male - aggiunge -. Ma è possibile che nessuno si è accorto che nelle cliniche private convenzionate i ricoveri sono aumentati del 20 per cento? Non ci sono controlli, non c’è confronto con le organizzazioni sindacali e ora ci presentano un piano regionale sanitario privo di contenuti. Si accenna alla riprogrammazione della rete ospedaliera e se continua così la sanità verrà erogata solo dagli ospedali. Prevenzione e riabilitazione chi le offrirà?».
Il sindacato sostiene che c’è già la legge sulla riduzione dei posti letto: cinque ogni mille abitanti e di questi uno della la riabilitazione e la lungodegenza. «Siamo pronti alla mobilità e alla riqualificazione del personale ma ci devono dire cosa accadrà. L’uno per mille dei posti letto è stato in pratica superato per la lungodegenza affidando in gran parte le Rsa ai privati. Per la riabilitazione ci sono piccolissimi margini di manovra». Canali giura che lo sciopero non è contro la giunta regionale ma si chiede dove sono finite le promesse contenute nel programma elettorale del centro destra e nel gran calderone della vertenza sanità, non vengono escluse critiche al Campidoglio: «Siamo passati da un Rutelli fin troppo presente alla giunta attuale quasi assente».