Cronaca di Frosinone

26 ottobre 2002
Riconvertire l’ospedale
VEROLI Presentato il progetto

di GIANNI FEDERICO

VEROLI — Speriamo soltanto che non si tratti dell’ennesima bufala da parte degli organi attuali della Asl, quella promessa fatta qualche giorno fa a proposito della riconversione dell’ospsedale verolano. No, perché in questi giorni il ministro Sirchia parla di un nuovo ufficio per ridurre gli sprechi della sanità pubblica. Non vorremmo che anche questa volta il capo espiatorio sia la struttura cittadina, per fortuna ancora in piedi fisicamente. Dunque, il direttore del distretto «B», dottor Vincenzi, unitamente al geometra Leo, ambedue responsabili di turno della sanità in Ciociaria, in un incontro con gli uomini della maggioranza al comune, hanno mostrato tutta la documentazione per il progetto di riconversione del nosocomio verolano. A parte i lavori che dal gennaio prossimo si protrarranno fino alla fine del 2003, in aula c’era chi ancora scettico, si tratta di Paolo De Simone, di Rifondazione, il quale giustamente ha fatto rilevare che fino a quando tutto non sarà completato lui non ci crede. Intanto Vincenzi ha ribadito che per i poliambulatori bisognerà trovare altri siti: qui Campanari ha storto il naso. Per la struttura è previsto un direttore e gli infermieri, ma non il pronto soccorso, non è un reparto di radiografia e di attrezzature per i prelievi e sicuramente neanche un parcheggio, visto che si dovranno costruire una centralina nuova e una camera mortuaria. Già, perché a Veroli si muore soltanto, non si nasce da tempo. E allora non sarebbe il caso di abbandonare l’idea e trovare soluzioni adatte e dare più corpo all’idea dello stesso De Simone per un nuovo ospedale che abbracci molta più utenza di prima? Ma è proprio vero poi, che quei famosi tre miliardi, in lire, salgano fino a Veroli per ritemprare le sorti dell’Ospedale civico? Quando si sa che la spesa sanitaria nazionale è cresciuta da 95 mila miliardi a 153 mila. Una crescita costante e probabilmente includibile per vari fattori, dall’invecchiamento della popolazione, ecco la Rsa verolana, alla domanda di tecnologie complesse, all’esigenza di maggiore prevenzione. E questo sta creando due pericoli: un taglio dei servizi e una resa al privato. Dunque la struttura di Largo Alfadena stà per diventare un cronicario senza servizi con buona pace del governo cittadino, che unitariamente, l’altra sera è rimasto muto e costernato perché i suoi componenti non avevano argomenti sufficienti da opporre ai due delegati Asl, saliti in città per dimostrare che l’acqua calda era stata scoperta.