Cronaca di Frosinone

Giovedì 19 Dicembre 2002
Ad un anno dall’apertura, l’Unità operativa conta mille pazienti. Le patologie più frequenti alla mammella, al colon e al polmone
Sanità, ora il cancro fa meno paura
Il manager Stalteri: «In dodici mesi recuperati venti anni di assenza»

Ha spento la sua prima candelina e vanta già mille pazienti. E’ l’Unità operativa di oncologia della Asl presente negli ospedali di Sora, Frosinone e Anagni (in questi ultimi due come day hospital che garantiscono 40 prestazioni al giorno ai malati di cancro).
«Certo - commenta il manager della Asl, Domenico Stalteri - 20 anni di assenza non si possono certo recuperare in 12 mesi di lavoro. Ma, grazie alle ottime prestazioni fornite dall’Unità operativa, oggi possiamo dire di essere in grado di fornire ai pazienti servizi di primissimo piano».

Vuol dire, quindi, che le prestazioni sono dello stesso livello degli ospedali italiani più all’avanguardia?
«Esattamente. Non abbiamo nulla da invidiare agli ospedali romani così come a quelli milanesi. Eppoi basta considerare come si sono ridotti, negli ultimi mesi, i "viaggi della speranza"...»
«Non a caso - aggiunge la dottoressa Teresa Gamucci primario dell’Unità operativa di Oncologia della Asl - partecipiamo ad importanti trials, sia nazionali che internazionali, per cui lo studio sui farmaci è sempre aggiornato. Oggi, per esempio, abbiamo a disposizione medicinali di ultima generazione, sia chemioterapici, che farmaci di supporto, che hanno sensibilmente migliorato la qualità di vita dei pazienti con metastesi ossee».

E per la prevenzione?
«E’ già attivo - riprende la dottoressa Gamucci - un servizio di screening per il tumore della mammella e per i tumori ginecologici».

Si possono indicare i tre tumori più diffusi in Ciociaria?
«Certamente il primo è quello alla mammella, seguito dal colon-retto e da quello al polmone».
«E’ vero, il tumore alla mammella rappresenta, oggi, una patologia estremamente frequente: sono almeno 30 mila le donne che ogni anno scoprono di esserne affette - aggiunge il dottor Norberto Venturi, chirurgo presso l’ospedale di Frosinone, specialista in oncologia. Il raccordo continuo tra i diversi specialisti coinvolti nella cura del tumore alla mammella, quindi, deve diventare una prassi anche per i casi che possono apparire banali, giacché è ormai prassi consolidata che laddove le diverse esperienze professionali si integrano, i risultati sono decisamente migliori. In questo contesto - prosegue il dottor Venturi - le figure in gioco sono molte: il chirurgo, l’oncoloco medico, il radioterapista, ma anche il medico di famiglia. Ecco, a Frosinone, grazie ad un’ottima intesa con i colleghi, abbiamo ottenuto risultati eccellenti e non mi stancherò mai di ricordare che tanto più precoce è la diagnosi, tanto maggiori sono le possibilità di guarigione».

Su quante donne intervenite, chirurgicamente, ogni anno?
«Diciamo che la nostra media è di 70 interventi alla mammella all’anno. Ma anche in questo campo è importante la diagnosi precoce: un cancro di piccole dimensioni lo asportiamo facilmente con quadrantectomia (intervenendo solo su un quadrante del seno) anziché con mastectomia (asportando tutto il seno)».
«Ecco - conclude la dottoressa Teresa Gamucci - quello che stiamo compiendo è uno sforzo significativo e intenso che ci sta dando grosse soddisfazioni: i pazienti, ora, si rivolgono a noi con fiducia crescente e questo, devo dire, grazie al rapporto di stima e collaborazione che abbiamo instaurato anche con i medici di famiglia che abbiamo incontrato in diverse riunioni e che ci affidano volentieri i loro pazienti».

A. Sim.