| Anagni/Sanità Il sindaco: «Il nosocomio della città non 
chiuderà»
 
      «L'ospedale di Anagni non chiuderà, però smettiamola di piangerci addosso». 
L'invito è stato espresso dal sindaco della città dei papi, Franco Fiorito, in 
occasione dell'assemblea convocata da alcuni operatori del nosocomio anagnino, 
che hanno proposto la costituzione di un comitato permanente di cittadini a 
tutela della struttura ospedaliera. Fiorito, insofferente ai piagnistei, ha 
invitato a «combattere la volontà autolesionistica, che finisce per far crollare 
quella credibilità conquistata grazie alla presenza di grande professionalità e 
competenza nell'attività dei singoli reparti. Sosterrò il comitato - ha aggiunto 
assicurando che nessuno vuole chiudere il nosocomio anagnino - solo se cambiamo 
questa immagine negativa». Gli altri interventi hanno messo in luce i 
problemi cronici della struttura di via Onorato Capo: la riduzione dei posti 
letto (119, uno in meno della soglia prevista dalla legge per decretarne lo 
smantellamento), la carenza di personale, le lunghe liste d'attesa, la 
ristrettezza delle risorse. «Tutti fattori che discriminano la Sanità ciociara - 
ha sottolineato una delle organizzatrice dell'iniziativa, Silvia Abelardi - a 
vantaggio di quella dei centri di altre province». Da tutti è stata evidenziata 
la necessità di perseguire con insistenza presso gli uffici regionali competenti 
il distaccamento da Alatri per creare il polo sanitario tra Anagni e una realtà 
territoriale più vicina come quella di Ferentino. Tra gli amministratori 
pubblici che hanno preso parte all'incontro, hanno parlato il sindaco di Piglio, 
Nazzareno Gabrieli, che si è reso disponibile «a patto di non essere usato come 
un canovaccio usa e getta» e il sindaco di Paliano, Armenio Giordani, il quale 
ha evocato la necessità della conferenza dei sindaci per sviluppare insieme i 
suggerimenti che giungono dal basso. Più specifico è stato l'intervento della 
direttrice sanitaria dell'ospedale, la dottoressa Tanzi: «In ambito sanitario - 
ha ricordato la dirigente della Asl - si va verso una concezione dell'ospedale 
che si sposta e va a casa del malato. Ciò significa che bisogna puntare ad 
un'organizzazione dei servizi, che vanno resi più accessibili, lasciando 
all'ospedale quello che non può essere trasferito all'esterno. In questo modo si 
potrebbe risolvere il problema del ridimensionamento delle risorse».
 An.Mag. |