Cronaca di Frosinone

Mercoledì 16 Aprile 2003
I sindacati: «I settori più colpiti sono l’edilizia, tessile e commercio.
Più del 10% dei lavoratori regolari vengono sfruttati dai propri datori»

di DIANA ISABELLI

Allarme lavoro nero. Frosinone è tra le province italiane a più alto rischio di lavoro sommerso. Siamo all'undicesimo posto nella scala nazionale (insieme a Roma, Crotone, Matera e Trapani), con un valore di "rischio" pari allo 0,630, calcolato in un intervallo che va da zero a uno.
È quanto emerge da una ricerca effettuata dall'ufficio studi della associazione "Artigiani e piccole imprese" di Mestre, la Cgia. L'associazione ha preso in considerazione i dati relativi ai consumi familiari ed elettrici, i redditi, i depositi bancari e gli indici di disoccupazione, tracciando così una possibile mappatura del rischio di lavoro sommerso nelle province italiane. Ai primi posti si sono classificate Cagliari, Napoli e Caltanissetta, con un valore di rischio pari a 0,778.
Ma in Ciociaria il lavoro nero non rappresenta solo un rischio: su dieci lavoratori almeno tre non sono in regola. E ad alimentare la piaga del sommerso sono soprattutto il settore dell'edilizia, quello del commercio e quello tessile. «Più del 30% degli addetti edili lavora in nero - afferma Francesco Fareta della Uil-Feneal per l'edilizia - Per non parlare di un abbondante 10% di lavoratori regolari sfruttati dai propri datori, che versano loro pochi contributi o che non li retribuiscono a sufficienza (come accade per molti part-time, che invece lavorano tutto il giorno). Purtroppo non si possono avere dati ufficiali, dobbiamo basarci sul numero degli impiegati regolari, che per la Cassa Edile sono 7000. Se da questi si escludono circa 1200 imprese individuali, il 30% del restante è tutto lavoro nero». A conti fatti, quindi, gli irregolari nel settore edile sono circa 1800.
Ancora più preoccupata sembra la Cgil: «La situazione è gravissima - afferma Luciano Piroli, del settore edile - I risultati dell'indagine della Cgia rispecchiano perfettamente la delicata situazione che vive la nostra provincia. Il lavoro sommerso ha raggiunto quasi il 40%». Ma quali sono le cause di questo fenomeno? «La principale è senz'altro la mancanza di cultura - spiega Fareta - Si cerca di essere competitivi riducendo i costi, invece di mettere in regola i lavoratori e puntare sulla trasparenza. Con gli irregolari le aziende risparmiano fino al 40%, ad esempio non pagano i contributi né spendono per la sicurezza. Inoltre va considerata l'incidenza del fattore disoccupazione: abbiamo superato i cento mila disoccupati, e questo non fa che incentivare il lavoro nero». Possibili soluzioni? «I controlli devono essere più serrati - afferma Piroli - Quelli che vengono fatti attualmente sono pochi e blandi. Comunque ci stiamo attivando: con i costruttori abbiamo istituito un comitato tecnico (Ctp) che svolge opera di consulenza e verifica». «Inoltre - aggiunge Fareta - tra qualche giorno verrà ufficializzato un protocollo di intesa tra Cassa edile, Inps, Inail, Camera di commercio e Asl».