Cronaca di Frosinone

Martedì 22 luglio 2003

E il paziente buttò via cateteri e borsette

di ALDO SIMONI

«Un giorno un paziente si avvicinò tenendo per mano la sacca delle urine e, disperato, mi disse: ” Dottò, non ce la faccio più a sopportarla. Mi aiuti lei... ”. Capii che in quelle parole c’era tutto il dramma dei pazienti costretti a convivere con una patologia renale che rende la loro qualità di vita amara, quasi insopportabile. E lì - rivela il dottor Maurizio Turriziani, primario del reparto di Urologia degli ospedali di Frosinone e Alatri - nacque l’idea». L’idea è poi diventata una importante innovazione tecnologica nel campo dell’Urologia. In pratica si tratta di un catetere renale, che si applica in regime di day-hospital, e che permette ai pazienti di vere una vita normale, senza dover sopportare quei fastidiosissimi tubicini collegati alle ”sacche dell’urina”.
All’inizio il dottor Turriziani confidò questa sua idea alla moglie, la dottoressa Sandra Spaziani, anestesista. E fu lei a procurargli i primi cateteri venosi (nel 1994) che gli permisero di sperimentare questa nuova tecnica sfociata, oggi, nel ”set per nefrostomia per-cutanea”.
In pratica, quando un rene non funziona e, comunque, deve essere svuotato, si applica questo catetere di materiale biocompatibile (il poliuretano PC rivestito) che, passando sotto la pelle, arriva fino all’altezza del ventre dove viene applicata una piccola sacca di plastica che conterrà l’urina.
«Il vantaggio è duplice - spiega il dottor Turriziani - Innanzitutto questo tubicino non si vede (perché sottocutaneo) e poi sparisce quell’antipaticissima sacca delle urine giacché il nuovo sacchetto viene collocato all’interno dei pantaloni in modo che il paziente, di tanto in tanto (come qualsiasi persona) può andare al bagno, scaricare l’urina e riposizionare il sacchetto».
Insomma, il malato aumenta la propria indipendenza e conserva la propria immagine corporea, in più elimina tutti quegli effetti difficilmente accettabili dal punto di vista psicologico.
Non solo: ma il cambio del catetere sale da 2 a 6 mesi. «Anche se devo dire - aggiunge il dottor Turriziani - che ho un paziente che sta sperimentando il kit da 10 mesi e va ancora benissimo».
L’invenzione del kit (formato da catetere, dilatatori, cannula...) è subito piaciuta ad una ditta tedesca, la Urotech, che ne ha avuto notizia da alcuni informatori farmaceutici che lavoravano in Ciociaria. Ed ora sarà la Urotech a commercializzare il ”kit-Turriziani”: così potrà capitare che in qualsiasi ospedale dell’Universo, in camera operatoria, non sarà raro sentire un urologo che dice ad un collega: «Mi passi il ” kit-Turriziani ?”».
Già, perché quest’invenzione sarà presentata ufficialmente il 10 settembre, a Creta, in occasione del Congresso Europeo di Urologia. Quindi partirà la distribuzione in America Latina e in Europa.
Una curiosità: erano cento anni che l’Italia non contribuiva all’innovazione nel campo dell’Urologia. Oggi lo fa grazie ad un medico ciociaro.