Cronaca di Frosinone

Martedì 22 luglio 2003
La Regione paga 3400 euro per ogni taglio. I Ds annunciano indagini negli ospedali, soprattutto nelle cliniche private
Ciociaria, culla dei parti cesarei
Se ne fanno 1700 l’anno, un business da oltre sei milioni di euro

di MASSIMO CECI

Troppi parti cesarei in Ciociaria. Se il Lazio è una delle cinque regioni italiane in cui si pratica il maggior numero di parti cesarei (le atre sono Campania, Sicilia, Puglia e Basilicata), con una percentuale sul totale delle nascite del 40%, la provincia di Frosinone si colloca al primo posto nel Lazio con una percentuale del 43%. I dati sono del Ministero della Salute (relativi all’anno 2001). Distanziate le altre province: Roma si ferma al 40%, Rieti al 32%, Viterbo al 30% e Latina al 28%. Media italiana: 33%. E intanto il centrosinistra lancia l’allarme: c’è il rischio che gli ospedali prediligano il cesareo per lucrare maggiori rimborsi dalla Regione.
Il grido d’allarme è stato lanciato a novembre 2002 dalla deputata verde Luana Zanella e dal capogruppo ambientalista alla Regione Lazio Angelo Bonelli, che hanno chiesto al parlamento un’indagine conoscitiva sull’uso e abuso del parto cesareo e una commissione d’inchiesta composta da medici. Una preoccupazione condivisa dal ministro per le Pari Opportunità Stefania Prestigiacomo. “Il Lazio paga 3400 euro per ogni taglio cesareo con complicanze, mentre ne paga 2200 per un parto naturale, sempre con complicanze”, denunciano ora Angelo Bonelli dei Verdi e Giulia Rodano dei Ds. In Ciociaria si hanno 1700 parti cesarei l’anno (su 4000 totali), pertanto il business sfiorerebbe i 6 milioni di euro l’anno. “Sintomo - stigmatizza Rodano - di una politica sanitaria non di qualità”.
Duro il commento del consigliere regionale dei Ds Francesco De Angelis, che annuncia in tempi “brevissimi” un’ispezione di tutti gli ospedali della provincia. “Condivido l’allarme lanciato da Rodano e Bonelli - spiega De Angelis - una verifica deve essere fatta a Frosinone al più presto. Mi occuperò personalmente di organizzarla. Bisogna fare luce velocemente su una questione così grave”.
Questi dati provinciali, ospedale per ospedale: la palma d’oro dei parti cesarei spetta alla clinica di Cassino ”Sant’Anna”, con il 57% di cesarei sul totale dei parti; seguono il “Pasquale Del Prete” di Pontecorvo con il 47%, il “Santissima Trinità” di Sora e il “Gemma De Posis” di Cassino con il 43%, il “San Benedetto” di Alatri con il 40%, l’ospedale civile di Anagni con il 38% e l’Umberto I° di Frosinone con il 36%.
A fare la parte da leone nel business dei parti cesarei sono le cliniche private. “Hanno spesso problemi economici - spiega il primario di Ostetricia e Ginecologia dell’ospedale di Frosinone Lucio Di Muccio - e cercano di attirare la clientela con rassicurazioni psicologiche. Se un paziente va e si trova bene, se il cesareo toglie il dolore del travaglio e dà serenità, è una ricetta che funziona. Ma non è un problema di rimborsi regionali”. Dietro la crescita dei parti