Cronaca di Frosinone

Domenica 27 luglio 2003

Bufera Asl: parla Canali, big della Cisl
«Il nuovo manager? La sanità va a picco, lasciamolo lavorare»

di LUCIANO D’ARPINO

«Il nuovo commissario dell’Asl Carlo Mirabella? Una grande opportunità per ricostruire un rapporto di fiducia con gli utenti ciociari. Mirabella è preparato, proviene della dirigenza aziendale interna, è attaccato a questa terra che conosce più di altri. Noi diciamo: lasciamolo lavorare e poi lo giudicheremo sui fatti. Un’apertura di credito condizionata, dunque». A scendere in campo per difendere il nuovo manager dell’Asl di Frosinone dopo gli attacchi dei giorni passati, è addirittura il numero uno regionale della Fps-Cisl, Luigi Canali. Mentre dunque infuria la lotta nel centrodestra tra An e Forza Italia per il controllo della sanità in provincia, prende posizione un big del sindacato, particolarmente attaccato alla Ciociaria, essendo di Morolo.
Ma il deputato di Forza Italia Savo ha bocciato Mirabella e dice che serve non un commissario ma un direttore generale non coinvolto nelle gestioni precedenti. Cosa ne pensa?
«So anche che alcuni medici hanno presentato un ricorso sulla sua presunta incompatabilità. Al contrario io dico che questo gioco al massacro deve finire nell’interesse generale di tutti, così come l’ingerenza della politica che non si confronta invece su una proposta riorganizzativa seria della sanità ciociara».
I servizi sanitari provinciali peggiorano sempre più. Come invertire la tendenza?
«Bisogna coinvolgere i cittadini nelle scelte e bisogna smetterla di navigare a vista senza una visione complessiva. Innanzitutto occorrono nuove relazioni sindacali per realizzare un progetto di rilancio partecipato. In secondo luogo va spinto l’acceleratore sulla piena aziendalizzazione e autonomia gestionale con l’implicita conseguenza che chi sbaglia paga. Terzo: va recuperato il rapporto con i medici di base che devono tornare ad essere il riferimento degli utenti una volta dimessi dagli ospedali».
Ma come realizzare tutto ciò?
«Investendo in beni (il personale) con assunzioni e corsi di formazione e servizi (macchinari e tecnologie). Poi bisogna razionalizzare il sistema sanitario provinciale: sette ospedali non servono, ne bastano tre e gli altri vanno riconvertiti in servizi adeguati. Vanno potenziati gli ambulatori e aumentata l’assistenza domiciliare».