Cronaca di Frosinone

Sabato 25 ottobre 2003
SPALLONE, LA CLINICA DEGLI ORRORI
Aborti: ginecologo condannato
Confermata, in appello, la pena a dieci mesi per il dottor Pavia di Cassino

Nuova mazzata giudiziaria per la ”Clinica degli orrori” di Roma. La Corte d’Assise di Appello di Roma ha confermato, diminuendole lievemente per quattro imputati, le condanne per i sette, tra medici e dipendenti, finiti nell’inchiesta per gli aborti clandestini che avvenivano all’interno di Villa Gina. Il presidente della Corte Antonio Cappiello, dopo ben dieci ore di camera di consiglio. La Corte ha anche trasmesso gli atti all’ufficio del pubblico ministero affinchè proceda per omicidio volontario nei confronti delle 16 madri che abortirono dopo il terzo mese di gravidanza.
Ilio e Marcello Spallone sono stati condannati a 18 anni di reclusione ciascuno (in I grado ne avevano avuti 20), l'anestesista Giuseppe Capozzi ha avuto 11 anni, 11 mesi e 20 giorni di reclusione (in primo grado 12 anni). La segretaria di Spallone Isola De Vita ha avuto 9 anni (in primo grado 12). Confermate le condanne per l’ostetrica Assunta Caccia, a 14 anni di reclusione, 10 mesi per il ginecologo di Cassino Giuseppe Pavia, accusato di aver indirizzato donne a Villa Gina lucrando sui compensi, e un mese e dieci giorni per Donatella Bonanni. Gli altri imputati hanno optato per il rito ordinario che si celebrerà l’11 novembre.
Spallone è stato condannato anche per truffa. Venne difatti querelato dal padre di una tossicodipendente di Ceccano che portò la figlia, F. P., 33 anni, in clinica per farla disintossicare. L’uomo, tutelato dagli avvocati Romano e Filippo Misserville, nel 1999 incontrò Spallone che gli disse di portargli 12 milioni di vecchie lire per operare la figlia. Lui, commerciante, non riuscì a racimolare tutta la somma. Spallone, secondo l’accusa, gli avrebbe proposto un accordo: i soldi che aveva, ma avrebbe dovuto far ricoverare anche la moglie, per ottenere i rimborsi dallo Stato. Circa due mesi dopo la ragazza fu costretta a rioperarsi di nuovo per togliere la capsula: era stata molto male e la cura sperimentale non aveva avuto alcun effetto. In quell'occasione ci fu anche una violenta discussione con i medici e per poco non si venne alle mani. Fu dopo la seconda operazione che la famiglia di F.P., sentendosi truffata e non solo (nella denuncia parlarono di maltrattamenti dubiti dalla ragazza durante il ricovero) si rivolse all'avvocato e presentarono denuncia. Il fascicolo venne trasmesso dalla procura di Frosinone a quella di Roma che lo inserì nel processo.