Cronaca di Frosinone

Venerdì 2 gennaio 2004

Morti sul lavoro, maglia nera alla Ciociaria
La provincia, esclusa Roma, ha il primato degli “omicidi bianchi” nel Lazio

di MASSIMO CECI

Alla provincia di Frosinone la maglia nera 2003 per il numero di morti nei cantieri: senza considerare Roma e provincia (otto casi), è la Ciociaria a primeggiare nel Lazio per il più alto numero di decessi. Quattro. Il record aumenta se consideriamo anche il numero di operai, imprenditori e agricoltori morti durante il lavoro, ma al di fuori della fabbrica: altri due. In totale sei. Il 2002 si era fermato a quattro.
Provincia di Frosinone prima nel Lazio, dunque, e Lazio al quarto posto tra le Regioni, dopo Veneto, Toscana e Lombardia. Intanto i sindacati locali si muovono: "Dopo la Befana il nodo-sicurezza sul tavolo tra noi e gli industriali (vedi altro servizio, ndr)».
Francesco, Raffaele, Pietro e Santino. Sono i nomi degli "omicidi bianchi" (come li chiamano i sindacati) in terra ciociara. Il 28 marzo , verso le 10, nel cimitero di Ripi, Francesco Veneziano (56 anni), di Villa di Briano (Caserta), cadde da un'impalcatura di cinque metri sulla quale lavorava alla costruzione della seconda ala del camposanto. Morì sul colpo battendo la testa al suolo.
Il 18 maggio Raffaele Lanfranco (57 anni) venne trovato agonizzante nel parcheggio di piazza Green a Cassino. Morì in ospedale il 31 maggio. Sembrava un pestaggio, si era anche pensato sulle prime ad un incidente stradale, ma gli investigatori ben presto scelsero un'altra pista: lavorava in nero in un cantiere clandestino aperto a Cassino da una ditta di San Cipriano d'Aversa. Stessa sorte per Pietro Erario (57 anni), anche lui di Casale di Principe (Caserta) come Raffaele, morto il 24 luglio all'ospedale di Cassino. Un'ora prima lo avevano accompagnato due amici, scomparsi subito dopo averlo affidato ai medici del pronto soccorso giurando che si fosse accasciato al bar per un infarto. Alcuni lividi sul torace indirizzarono gli investigatori verso l'ipotesi dell'incidente sul lavoro: anche Pietro, infatti, secondo la polizia lavorava in nero in un cantiere della città. Forse fu il caldo a soffocarlo.
Santino Manicuti chiude la lista. L'ultimo, il più giovane: solo 37 anni. Il 30 agosto, alle prime luci del mattino, morì cadendo da una scala di due metri in una scuola di Anagni e battendo la testa sul portone d'ingresso. Gli investigatori ancora tengono coperte le carte: Santino lavorava in nero? Qualcuno addirittura sospetta che sia stato pestato fuori della scuola e che si sia rifugiato lì, dove stava imbiancando le pareti dell'ingresso, per sfuggire agli aggressori: lui troppo robusto ma troppo malridotto per essere caduto da soli due metri di altezza.
Al di fuori del cantiere, altri due decessi allungano la lista degli incidenti sul lavoro con esito mortale. Dino Colella (33 anni), idraulico di Ferentino, morì schiacciato dal suo muletto il 18 agosto. Stava scavando il terreno di un'abitazione di Sgurgola per montare un allaccio idrico, quando il suo escavatore si ribaltò. Il 15 luglio, invece, Eleuterio Schietroma (78 anni), agricoltore di Supino, cadde e morì sul colpo mentre tentava di salire il carrello posteriore del suo trattore. Stava caricando il fieno insieme ai figli.