Cronaca di Frosinone

Sabato 21 febbraio 2004
Cosa c’è nel futuro dell’ospedale cittadino?
Attacchi al direttore generale dell’Asl Mirabella. Il ruolo della conferenza dei sindaci

di UMBERTO PAPPALARDO

PONTECORVO — La dura presa di posizione del coordinamento provinciale della sanità circa il comportamento «assolutista» del direttore generale dell’Asl Carlo Mirabella, non ha provocato le giuste reazioni da parte dei rappresentati del popolo, i quali non dovrebbero perdere alcun’occasione per difendere il buon andamento del servizio sanitario pubblico.
Il sindacato di sinistra ha accusato il manager Mirabella di aver prevaricato le sue competenze. «L’attuale proposta di atto aziendale – ha sostenuto il coordinamento sindacale – contiene una commistione di competenze: tanto è vero che nelle tabelle annesse sono individuate le tipologie delle prestazioni, le articolazioni delle medesime e la loro allocazione territoriale». Per riportare nell’alveo della certezza del diritto («regole certe») il servizio sanitario, il coordinamento ha preteso che si smettesse «l’espropriazione anche della conferenza locale della sanità, cioè di sottrarre ai sindaci le prerogative attribuite dalla legge». In effetti, «compete all’ente locale il necessario intervento per indirizzare le scelte dell’Asl in relazione alle caratteristiche dello specifico territorio, nonché per verificare le modalità di impiego delle risorse». La Conferenza dei sindaci ha rigettato la «confusione dei ruoli», presente nell’atto aziendale, ristabilendo la posizione centrale degli enti locali nella programmazione sanitaria. Solo la conferenza dei sindaci è titolare dei diritti e dei bisogni dei cittadini.
Il sindaco Riccardo Roscia, avendo fatto riecheggiare il proprio pensiero nella riunione della conferenza sanitaria, ha ritenuto superfluo informare i cittadini dei risultati raggiunti. Ma il vice presidente del circolo di An Gino Trotto ha rivendicato il diritto di essere informato per difendere l'integrità e le prerogative dell’ospedale. «La sanità è l'ultimo baluardo – insiste Trotto – La nostra città ha toccato il fondo. Non possiamo perdere anche l’ultimo treno».