Cronaca di Frosinone

Sabato 14 agosto 2004

Il servizio per gli interventi di chirurgia snelliva anche le attività del capoluogo

di CLEMENTE RINALDI

Non più tardi di quindici giorni fa i vertici dell'Azienda Sanitaria provinciale (con in testa il direttore generale Carlo Mirabella) ne avevano pubblicamente esaltato i progressi in fatto di numero di prestazioni. Ora però sono bastate delle banali ferie per bloccarne l'attività. Al centro della paradossale storia, il servizio di "Day Surgery" (interventi di piccola chirurgia) offerto dall'ospedale "S. Maria della Pietà" di Ceccano. Attualmente tutto è fermo: "colpa" dei periodi di riposo accordati al personale medico e paramedico che in pratica non permettono la copertura dei turni. Se ne riparla forse la prossima settimana, dopo Ferragosto. Ma è possibile, viene da chiedersi, che delle ferie (sacrosante) arrivino a produrre un'"emergenza"? Possibile che la Asl non riesca a soddisfare le esigenze degli utenti grazie ad una semplice pianificazione delle presenze? Eppure si tratta di un servizio molto importante. Nel nosocomio di Via Borgata la "Day Surgery" ("chirurgia di un giorno") è stata istituita un anno fa. In pratica, vengono eseguite operazioni in anestesia locale, che non richiedono ricoveri: eliminazione di cisti, varici, escrescenze cutanee, piccole ernie. Il paziente arriva, subisce l'intervento, rimane qualche ora in osservazione e la sera se ne torna tranquillamente a casa. Il numero di prestazioni è andato via via aumentando. Si è passati da una media mensile di 40 interventi nel 2003 ai circa 200 attuali. Un exploit che un paio di settimane fa ha ricevuto il plauso del direttore generale della Asl Mirabella, pronto a rilevare come la Day Surgery del "S. Maria della Pietà" contribuisca ad alleggerire anche la pressione sull'ospedale di Frosinone. Adesso, però, la doccia gelata. Il responsabile sanitario della struttura ceccanese è in ferie e chi cerca informazioni o prenotazioni sul servizio si sente rispondere «è tutto chiuso, riprovi dopo Ferragosto». Facile prevedere, alla ripresa, un accumulo di domande. Il "Santa Maria della Pietà" è uno degli edifici storici di Ceccano. Entrò in funzione nel 1900 come ospedale psichiatrico, succursale della casa-madre della capitale, quando la città attraversata dal fiume Sacco faceva ancora parte della provincia di Roma. Per più di 70 anni è stato semplicemente "il manicomio". Poi con l'applicazione della "180", la cosiddetta "legge Basaglia" che aboliva, appunto, i manicomi, si aprì il discorso del recupero e riconversione del grande palazzo. A metà degli anni '80 la Regione deliberò la progressiva ristrutturazione, destinando fondi appositi. L'impulso decisivo ci fu dopo l'episodio del 25 aprile 1997, quando cioè crollò un padiglione (per fortuna senza causare vittime) dell'ospedale civile di Via Roma. Si decisa infatti di trasferire i servizi sanitari cittadini proprio all'interno del "Santa Maria della Pietà": un'idea che circolava da tempo ma resa concreta solo "grazie" alla sopravvenuta emergenza. Per i lavori finora in totale sono stati spesi circa 15 miliardi delle vecchie lire.