Cronaca locale

Venerdì 19 gennaio 2007
I FANNULLONI che portano a casa uno stipendio dello Stato facendo finta di lavorare possono stare tranquilli.

Dietro il trionfalismo per l’intesa firmata ieri da governo e Cgil, Cisl e Uil c’è un gigantesco bluff. E un’altra grossa cambiale che il Centrosinistra paga ai sindacati mettendo in conto ai cittadini. Qui serve una premessa: oggi il pubblico impiego non è più una riserva indiana di nullafacenti come diversi anni fa. Ci sono tanti sfaticati, ma anche tanti lavoratori che fanno ogni giorno i salti mortali per far funzionare migliaia di uffici e fornire importanti servizi. Nonostante tutti sappiano che la sinistra statalista non ama particolarmente i concetti di managerialità e meritocrazia, e che senza il permesso di questa sinistra il governo non va da nessuna parte, il ministro della Funzione pubblica Nicolais si è chiuso in una stanza con le tre principali organizzazioni sindacali e ha prodotto un accordino pieno di belle intenzioni. Domani i cittadini potranno dare un voto ai dipendenti pubblici, così da premiare quelli bravi e penalizzare i fannulloni, anche con il licenziamento. Sarà incentivata la mobilità tra amministrazioni pubbliche (opportunità già prevista, ma fin oggi quasi del tutto inutilizzata) e sarà limitato il ricorso alle consulenze esterne (pure questa una promessa già sentita). Non domani, ma subito, lo Stato invece si impegna ad eliminare una enorme fascia di precariato, con mezzo milione di assunzioni negli uffici pubblici. Ed ecco dove sta il grande bluff: quella riforma che viene presentata come l’innovativa introduzione dei principi di managerialità e merito tra i dipendenti dello Stato, in realtà fissa per domani (e quindi mai) quegli obiettivi che ai sindacati piacciono meno, mentre assicurare fin da oggi il cosiddetto posto fisso a un gigantesco numero di impiegati. Altro che spirito di managerialità; altro che competizione con il privato: dietro i proclami di facciata lo Stato indossa sempre l’abito di Pantalone. Con questa filosofia, però, una maggiore efficienza della pubblica amministrazione resta soltanto un sogno.